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“A” di arazzo: note introduttive.

Il termine arazzo indica un paramento murale intessuto, di dimensioni variabili ma spesso importanti, che può rappresentare scene narrative sacre o profane, composizioni vegetali, zoologiche e araldiche, tessuto con lo scopo di coibentare e decorare gli ambienti privati e pubblici.

Apprezzato come genere artistico anche in virtù della sua mobilità e adattabilità, l’arazzo si diffonde in Europa nel tardo Medioevo in area franco-fiamminga, affermandosi con il primato produttivo, grazie alla promozione che grandi regnanti e mercanti-imprenditori ne fecero per adornare le proprie dimore o per farne uso quali doni diplomatici.

L’arazzo si individua come tipologia di opera tessile fabbricata all’interno di una manifattura da più arazzieri, secondo una determinata tecnica di esecuzione che prevede l’uso di telai e specifiche materie prime; caratteristica, questa, che lo differenzia da qualsiasi altro prodotto artistico. Senza conoscere i filati e i modi di fabbricazione, è impossibile capire l’evoluzione della ‘tappezzeria’, l’assortimento iconografico e il declino del genere.

A livello tecnico, l’arazzo si configura come una struttura tessile ad armatura a tela, dove fili paralleli, detti orditi o catene, si intersecano in senso perpendicolare ai filati di trama polimaterici, tramite passate complete estese per zone, secondo i diversi colori contenuti nel modello preparatorio, il “cartone”.

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