Festina Lente Studio è un laboratorio specializzato nel Restauro e nella Conservazione di Opere d’Arte nato dalla collaborazione tra Elisa Monfasani, Restauratore di Beni Culturali, ed Emanuela Fistos, Tecnico del Restauro.

Elisa Monfasani nasce il 3 luglio 1995 in provincia di Bergamo, ma cresce e vive a Bobbio, in provincia di Piacenza. Emanuela Fistos invece, di un anno più grande ha origini rumene, infatti nasce in Romania a Bacau il 14 marzo 1994 per poi trasferirsi a Milano all’età di nove anni. Pur non conoscendosi ancora le due colleghe condividono fin dai primi anni una certa propensione per il campo dell’arte, diplomandosi entrambe in Arti Figurative: Elisa frequenta il Liceo Artistico “Bruno Cassinari” di Piacenza, mentre Emanuela il Liceo Artistico “Caravaggio” di Milano. 

Il loro primo incontro avviene ai tempi dell’università, presso la Scuola Regionale per la Valorizzazione dei Beni Culturali, Fondazione Enaip Lombardia di Botticino (Bs). 

Emanuela frequenta il corso triennale di Tecnico del Restauro di Tessili Antichi, diplomandosi nel 2017 con 100/100. Elisa, invece intraprende il Corso Quinquennale a Ciclo Unico per Restauratore di Beni Culturali, equiparato alla Laurea Magistrale LMR/02, laureandosi nel 2019 con il massimo dei voti (110 e lode, menzione alla carriera e dignità di stampa).

La formazione scolastica, i tirocini in laboratori di restauro pubblici e privati e l’esperienza lavorativa hanno permesso loro di confrontarsi con un’ampia tipologia di opere tessili, apprendendo differenti tecniche e metodologie di lavoro. 

“La passione per il restauro, l’arte tessile e l’amicizia sono nel nostro caso lo spazio
di una sonorità totale in cui esprimere i nostri progetti e obiettivi futuri”.

Monfasani Elisa
Restauratore dei beni culturali
P.IVA: 01825280330
(+39) 340 8076739
elisa.monfasani@festinalentestudiogmail.com
elisamonfasani@pec.it

Emanuela Fistos
Tecnico del restauro
P.IVA: 12233740963
(+39)  320 5760684
emanuelafistos92@gmail.com
emanuelafistos@pec.it

Nel campo medico come in quello della conservazione[…] curare non può che significare ‘favorire una trasformazione in senso evolutivo’ e non più ricomporre una struttura originaria già ‘data’, e il centro dell’interesse non può più essere la malattia ma il soggetto della malattia, non più la patologia ma il corpo […]”

Gian Paolo Treccani

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